sabato 23 maggio 2015

Cos'era il Parco delle Querce.


COSA NON AVREMO MAI PIU'.



Oggi ho visitato un parco. 
Ho visto bambini che giocavano, mamme che gonfiavano palloncini e distribuivano carezze, padri che si riprendevano con le telecamere e che discutevano di calcio, che accompagnavano genitori anziani, che godevano del fresco e si indignavano per dei cancelli che hanno limitato uno spazio. Perché quello spazio è stato destinato ad esser spazio sacrificale. Uno spazio che permetterà di spendere 700 mila euro per una cosa che non serve ma che dovrà esser fatta. A tutti i costi. 
E quella gente, di fronte a quelle transenne, mi ha convinto che l'etica oggi è rimasta solo nei bassi, fra l'erba non tagliata, fra le panchine auto-costruite, fra le mani tonde di un bambino che piange sulle spalle sicure di un padre, quel padre che non perde occasione per andare a cullare la speranza, la sua speranza, di fronte a due querce.

Perché in quella piccola partecipazione, di fronte ai grandi numeri di un quartiere enorme, e totalmente indifferente, si cela la speranza di un mondo corretto. Una nicchia encomiabile di solidarietà, di logica elementare, di cortesia, di fedeltà. 
Una piccola partecipazione immune alla devianza che vorrebbe godere solo di spazi, di verde, di ombre. 

E nella visione romantica della cosa compare, traspare innegabile, la certezza che nessuno, ancora una volta, è in grado di spiegare il perché e, men che mai, affermare delle cose che siano incontrovertibili. 
Nessuno. 
Perchè le promesse, le rassicurazioni, son tutti capaci a farle. 
Enunciare un fatto, che sia innegabile, letteralmente impossibile.
In pratica, oltre all'etica, qui non si trova più neanche la verità.

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